Da un fatto di cronaca al simbolo taumaturgico dell‘unicorno, da un potere impressivo di un’intimidazione ad un approccio dissimulato e ridente, da qui si origina il titolo Minacce di morte al cane unicorno della mostra di Rosario Vicidomini. Una frase che ritma e articola in una espressione vocale la complementarietà dicotomica che unisce, nelle opere dell’artista, levità estatiche a mordaci turbamenti.
Minacce di morte al cane unicorno si muove e disputa con un absurdus - composto dalla particella latina ab e surdus risalente al sanscrito suar suonare - allontanandosi ed insieme dando voce ad una dissonanza interna che racchiude le commiste polarità di ogni correlazione sensoriale e vitale, in ordine ad un paradosso enigmatico e insieme irrinunciabile che rivolge e ricolloca iconologie bestiarie medievali in forza di una elocutoria trascinante e tenace.
Le opere, olî su tela realizzati dall’artista durante il periodo pandemico, sono materia pittorica penetrante che si annuncia come un veleno e al contempo una cura, come confine di territorialità soggettive, identità inafferrabili intrise di conflittualità e passioni, transitorietà e sofferenze, estasi e dolore, disgiunzioni e unità multiple del sé.
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