In occasione della Milano Design Week 2018, Luigi Caccia Dominioni (1913- 2016) è tornato protagonista nella sua amata città con una mostra all’Umanitaria (nell’immagine), promossa da B&B Italia, per raccoglierne l’eredità culturale.
L’azienda ha infatti recentemente siglato un accordo di licenza per la produzione e distribuzione esclusiva di una selezione di suoi pezzi iconici originali, tra cui figurano alcuni dei prodotti più emblematici della storia italiana del design: la sedia Catilina (nelle versioni bassa, piccola, sgabello); le poltrone ABCD (con la sua estensione in divano), Toro (con la riduzione a pouf), Nonaro (con anche il divano e la sedia con braccioli), Chinotto; il pouf Cilindro; i tavoli e i tavolini Cavalletto, Fasce Cromate, Fascia specchiata; le lampade: Lampada Poltrona, Base Ghisa, Monachella, Imbuto.
Caccia Dominioni si era laureato al Politecnico di Milano nel 1936, nel pieno fermento di una città che voleva essere moderna e confrontarsi con il resto dell’Europa, senza però perdere quell’ostinata e orgogliosa fiducia in una ideale milanesità che corrispondeva in fondo alla rivendicazione di un primato: e cioè di appartenere a un luogo specifico e a una cultura che mescolava in maniera naturale pragmatismo ed eleganza, interventi su grande e piccola scala secondo una ininterrotta narratività dall’interno all’esterno dell’architettura.
Quando il design era ancora un’ipotesi non fondata su una vera realtà industriale, Caccia Dominioni ne intuì la natura poliedrica ed unitaria al tempo stesso, non riducendolo a semplice progettazione di oggetti e di arredi, ma mettendone in luce le potenzialità di “ispiratore di comportamenti”. Sedie e poltrone, come Catilina, ad esempio, o Chinotto, con la loro struttura e le loro proporzioni, consentono di coniugare il comfort della rilassatezza con la compostezza della posizione, a dimostrazione del valore quasi didattico dell’arredo come suggeritore di comportamenti virtuosi.
Punto di partenza, infatti, non è mai stata l’astratta formulazione del disegno utile, ma l’esigenza personale di dare risposte a delle richieste di qualità dentro spazi domestici destinati a dare dignità alla vita borghese, in una città che si avviava a diventare epicentro del miracolo italiano.
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