In origine Luigi Fontana & C., azienda specializzata nella lavorazione di cristalli, vetri e specchi fondata nel 1881, fu ribattezzata FontanaArte nel 1932 da Gio Ponti, uno dei più grandi Maestri dell’architettura moderna milanese e internazionale. È proprio in quella parola - Arte - la chiave di lettura delle sue creazioni e di un’identità capace di tenere in equilibrio industria e cultura.
Nel 2022, anno del 90° anniversario dalla nascita dell’azienda, FontanaArte è entrata a far parte del Registro speciale dei Marchi storici di interesse nazionale, istituito dal Ministero dello Sviluppo Economico, creato per tutelare e valorizzare le imprese produttive di eccellenza storicamente Made in Italy. Celebrato con una serie di iniziative - dalla mostra primaverile Vivere nel vetro curata da Christian Larsen tenutasi nel nuovo spazio espositivo permanente sull’isola di San Giorgio Maggiore, a FontanaArte, 90 Years of Light and Art (un’esposizione di ritratti fotografici eseguiti da Roselena Ramistella tenutasi durante la Milano Design Week), fino alla digitalizzazione del proprio archivio storico - l’anniversario ha rappresentato un momento di “introspezione” per l’azienda e ha dato la possibilità al grande pubblico di apprezzare un patrimonio di enorme valore.
«Nella ricerca dell’identità di FontanaArte - piega Francesco Librizzi, Direttore Artistico dell’azienda - ci siamo accorti che i prodotti, “icone”, e gli autori, “designers”, erano solo una parte del suo profilo. Nominare FontanaArte nel mondo significa raccogliere impressioni, memorie, sentimenti da un pubblico vastissimo: le persone che l’hanno amata e che hanno lasciato che gli oggetti di FontanaArte abitassero le proprie vite.»
E dunque ecco uno spaccato dell’archivio storico dell’azienda. Le immagini che vi proponiamo nella gallery sono frammenti del suo Caveau Digitale® nel quale è mappato e catalogato tutto il materiale esistente. Di seguito un breve commento dedicato ai design lovers.
Bilia, Gio Ponti 1932. Niente più che una sfera poggiata, in apparente impossibile equilibrio, su un cono che fa da base. Una composizione semplice che si arricchisce grazie allo straordinario equilibrio delle proporzioni e all’eleganza discreta dei materiali non riflettenti. La luce è diffusa e l’emissione luminosa è valorizzata dall’essenzialità geometrica del disegno. Nel disegnare Bilia, Gio Ponti immaginò una versione in scala ridotta e con una gamma di “colori a spruzzo”. Da quegli appunti a mano del progetto originale è nata Bilia Mini in nuove varianti cromatiche.
Luminator, Pietro Chiesa, 1932. È uno dei primi progetti che Pietro Chiesa, già titolare a Milano di una bottega artigiana specializzata nella lavorazione artistica del vetro, firma per FontanaArte, di cui diventa direttore artistico affiancando Gio Ponti. Prima lampada da terra ad illuminazione indiretta, è composta da un sottile fusto metallico che si apre a cono e al cui interno si trova la sorgente luminosa. Unico elemento che poggia su una base circolare, è una lampada di un rigore e una purezza quasi astratte. In assoluto, uno dei pezzi più straordinari disegnati da Pietro Chiesa.
Lumen, 1954. La più classica delle lampade da terra, provvista di una base che diventa, senza soluzione di continuità, uno stelo. Una lampada che arreda gli ambienti con stile e li illumina con accuratezza ed eleganza. Il progetto è frutto di un lavoro corale e fa parte dell’archivio storico di FontanaArte, un patrimonio di idee, schizzi su carta, progetti, che in un primo momento vengono solo abbozzati all’interno dell’azienda e poi perfezionati nel corso degli anni.
Omai 1837 e Fontana 1853, Max Ingrand, 1954. Se la prima è un vaso luminoso, la seconda con il suo ampio paralume ne sembra il completamento. Firmata dal celebre Maestro vetraio e decoratore francese, Fontana 1853 “è” l’abat-jour. La sua peculiarità è l’accensione multipla: sia la base, sia il paralume, contengono una o più fonti luminose. La versione più grande permette anche un’illuminazione indiretta: un’ulteriore fonte luminosa proietta un fascio di luce indiretta verso l’alto. L’accensione differenziata permette di incontrare più esigenze d’illuminazione: dal tenue bagliore della luce di riposo, alla luce intensa da lettura fino ad una luce emozionale e d’ambiente, ottenuta per emissione indiretta. In vetro soffiato satinato bianco, già rieditata da FontanaArte nella variante total black, è stata anche proposta in grigio chiaro, viola ametista, ottone. Scelte che rafforzano la contemporaneità del progetto. Disponibile anche con sorgenti luminose a LED.
Re Bobo Piccoli, 1968 - Re-edition 2020. Ispirato al gioco degli scacchi con le sue forme morbide e sinuose Re è stato progettato insieme a Regina, entrambi personaggi chiave della scacchiera. Verticale Re, avvitato intorno a un’ampia circonferenza orizzontale Regina. Possono essere collocati l’uno a fianco all’altro, oppure richiamarsi da punti diversi di un ambiente, o anche procedere indipendentemente, ognuna di queste lampade ha una sua personalità. Da terra o da tavolo, da coffee table book o da scrivania, sia Re che Regina hanno la presenza spaziale per creare un contesto. Il dimmer che permette di modularne la luce ne fa un elemento surreale con diversi gradi d’intensità: elemento di rappresentanza che sprigiona energia nello spazio quando la luce è brillante, opera astratta e riposante quando la luce è morbida e bassa, sculture in vetro durante il giorno in ambienti illuminati da luce naturale.
Photo courtesy by FontanaArte - ItalianCreationGroup Press Office