Sul numero 238 di «Domus» del 1949 Gio Ponti, a proposito della progettazione di mobili di Mollino, sottolinea come l’architetto torinese disegni mobili «accanitamente, come un costruttore di macchine fantastiche perfeziona un telescopio o una catapulta, oppure un allevatore seleziona una specie; i suoi nuovi prodotti si aspettano con la curiosità di vedere quali nuovi esseri bizzarri, nervosi, intelligenti e maniaci egli ha messo al mondo, quali nuovi incroci egli abbia creato della sua fantastica razza».
La citazione è inserita nel volume Carlo Mollino Designs - curato da Pier Paolo Peruccio e Laura Milan - Edizioni Quodlibet - presentato lo scorso 16 settembre a Milano presso lo show-room Zanotta ai Caselli Daziari di Porta Garibaldi.
Il volume si aggiunge a una vastissima bibliografia dedicata all’autore torinese, sintetizzandone la lunga carriera di architetto «indipendente ma immerso nel milieu della sua città» e soffermandosi sugli arredi - otto in particolare riproposti da Zanotta - progettati per le case della borghesia piemontese.
Omaggi, non riedizioni perché studiando in archivio i suoi materiali ci si accorge che «gli stessi disegni dei mobili sono più documenti destinati alla discussione in bottega che non strumenti esecutivi per la riproduzione in serie». Fondamentale dunque il lavoro degli ebanisti e degli artigiani, il genius loci, il dialogo con gli spazi esterni e la luce, e con tutti quegli elementi che compongono l’arredamento.
Come per tutti i suoi lavori, lontano dal mondo dell’industrial design allora agli albori, Carlo Mollino «attinge per i suoi progetti da un variegato mondo di riferimenti esperienziali, come la passione per il volo acrobatico, la velocità, lo sci da discesa, la letteratura, il teatro, la fotografia e altri micromondi che diventano parte delle sue ambientazioni e dei suoi oggetti per lo spazio domestico.»
Ecco dunque lo specchio Milo e il comodino Carlino, entrambi progettati per l’arredo di Casa Miller a Torino; la poltrona Ardea, con schienale alto e orecchie incurvate in avanti progettata da Carlo Mollino nel 1946 come parte dell’ambientazione delle due case Minola; il tavolo Reale, disegnato nel 1948 per la società Reale Mutua Assicurazioni; la scultorea “scrivania per ufficio” Cavour, progettata nel 1949 per lo studio privato di Vladi Orengo; il bellissimo tavolino Arabesco in compensato curvato di acero realizzata dagli artigiani Apelli e Varesio tra il 1949 e il 1950; la poltrona Gilda reclinabile in quattro posizioni mediante un sistema di fissaggio e regolazioni in ottone, progettata nel 1953 per Casa Cattaneo; la seduta Fenis realizzata nel 1959 per il Castello del Valentino, sede della “sua” Facoltà di Architettura.
Oggi sembra scontato parlare di Carlo Mollino come uno degli autori più rivoluzionari, eclettici e talentuosi dell’Architettura Moderna, ma è Aurelio Zanotta, nel 1981, ad averlo riscoperto e ad averne decretato, seppur postumo, il successo internazionale. «Così - scrive Beppe Finessi - è ancora più grande il merito di chi ha avuto gli occhi, e il fiuto, di accorgersi che queste sculture domestiche, tra sedie, poltrone e comodini, potevano di nuovo parlare, comunicando un sogno dagli accenti surrealisti dove tutto è espressamente disegnato con un’idea di architettura degli interni di grande teatralità.»*
* Dal volume: Design: 101 storie Zanotta - scritto da Beppe Finessi, disegnato da Leonardo Sonnoli - 2015 Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI)