Barcellona è una delle poche città europee che amo alla follia. Ogni volta che ci torno, e ultimamente capita abbastanza spesso, è come se tornassi a casa. Sarà il clima – sempre mite - saranno le persone – ciarliere, simpatiche e sempre disponibili – sarà il cibo – la cucina spagnola non ha poi molto da invidiare a quella italiana, dopo tutto gli ingredienti sono gli stessi – sarà l’architettura – qui tutto è storia, arte e cultura - e soprattutto, last but not least, saranno il mare e il sole – ma tutto di questa città mi piace. Il nostro quotidiano, quando siamo a Barcellona, è raramente “turistico”. Vivendo con gli autoctoni scopriamo mercatini, locali, negozi e angoli della città che da straniero, se non ben indirizzato, perderesti.
Chili sin carne. Guiso mexicano con verduras y frijoles. Chili senza carne. Stufato messicano con verdure e fagioli (photo Paula Ospina).
Il primo di gennaio, per festeggiare l’inizio d’anno, abbiamo pranzato al The Green Spot, ristorante vegetariano della En Compañía de Lobos, fondata da Tomás Tarruella, co fondatore del Grupo Tragaluz, compagnia che conta una lunga serie di ristoranti tra Barcellona e Madrid. La zona della città che ospita il ristorante è stata, tra gli Anni ’70 e ’80, epicentro del commercio degli elettrodomestici, oggi è zona pedonale e area protetta della città.
Entriamo nel ristorante, progettato dall'architetto brasiliano Isay Weinfield. Ci accoglie un lungo corridoio, completamente rivestito da pannelli in rovere. Le pareti sono movimentate da entrambi i lati. Da una parte ampie nicchie accolgono stoviglie, posate e bicchieri puliti e una fila di frigoriferi con le porte a vetri, dall'altra, ariose vetrate si affacciano sul giardino interno, molto elegante. Il camminamento conduce nella sala, spaziosa, con tavoli e sedie e al centro un corner con sofà posizionati a quadrato. L'isola è molto intima, ideale per scambiare quattro chiacchiere e bersi un cocktail di frutta. Una scenografia sobria e rilassante, ammorbidita da filari di archi e dalla luce naturale che filtra dalle pareti a vetri. Siamo circondati da legni pregiati, piastrelle in terracotta, rame e raffinata biancheria per la tavola. L'ampio bar ha il bancone in rame e veduta sul giardino interno. Le cucine sono a vista, e l'attività dello chef, Marcelino Jimenez, e del suo staff, accompagna i pasti degli ospiti.
Spätzel integral con queso raclette y cebolla caramelizada. Spätzel integrale con fomaggio raclette e cipolle caramellate (photo Paula Ospina).
Il menu, come dicevo, è completamente vegetariano: una dieta mediterranea che si fonde con i sapori, i profumi e le ispirazioni della cucina giapponese, indiana, messicana, araba, sud-est asiatica e latina. Ortaggi, cereali, legumi, semi, noci, erbe aromatiche, frutta e formaggi vengono proposti al vapore, al forno, fritti, caramellati, crudi o combinati con salse. Le pizze, da italiana doc, sono veramente buone, cotte nel forno a legna, e con l'impasto nero al carbone vegetale. Completano il menu i dolci – tra gli altri, noce di cocco e frittelle di banana – e i succhi di frutta.
L'obiettivo era creare un ristorante per vegetariani, e non, e per tutti coloro che amano il buon cibo e la buona cucina, senza spendere una fortuna.
Secondo me ci sono riusciti…