A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco. (Erri De Luca)
L’origine della pianta del caffè oltre ad essere etìope, si ipotizza sia anche persiana e yemenita. Tra le leggende che decantano le qualità dell'aromatica bevanda ce n'è una particolarmente curiosa. Si racconta che in Etiopia, un pastore di nome Kaldi, guardasse pascolare le proprie capre mentre brucavano tranquille delle bacche rosse. Erano i frutti di graziose piantine sempreverdi alte non più di un metro. Giunta la notte, le capre, invece di riposare, erano arzille e piene di energia. Il pastore comprese allora il potere della pianta, abbrustolì i semi, li macinò, ne fece un’infusione e ottenne così il caffè. E un caffè, soprattutto in Italia, non si nega a nessuno.
Se andate a Napoli (e non solo) in molti bar, c'è ancora l'usanza del "caffè sospeso"*. Oltre al proprio caffè se ne lascia pagato un altro per chi ne ha bisogno. È come un sorriso regalato a uno sconosciuto. Perché è sinonimo di pausa, di incontri, di convivialità… Come il vino, è una bevanda da esaltare con il "giusto" mezzo. Là un calice, qui una tazzina, per gratificare anche il tatto e la vista. Un momento di serenità e di pura poesia, che non ha bisogno di parole.
* Nel 2010 è stata creata una "rete del caffè sospeso" che promuove festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso; segnalati inoltre i bar e i locali, in Italia e nel mondo, dove è possibile lasciare o ricevere un "caffè sospeso".
Per maggiori informazioni: www.retedelcaffesospeso.com