Giorni felici

Giorni felici. Teatro Elfo Puccini Milano Stagione 2023/2024

Dal 20 marzo al 21 aprile 2024 al Teatro Elfo Puccini di Milano in scena Giorni felici di Samuel Beckett, spettacolo di Francesco Frongia.

 

Giorni felici diretto da Francesco Frongia. «Da tempo volevo lavorare con Elena Russo Armanafferma il registae tra i molti progetti su cui abbiamo fantasticato nessuno ci è sembrato più giusto di Giorni felici. Elena ha in sé lo stupore dello sguardo di Winnie (l’indimenticabile protagonista di questo capolavoro) che rende positiva anche la situazione peggiore. Renderà speciale anche la relazione con il suo Willie, Roberto Dibitonto, impegnato nel difficilissimo compito di punteggiare la loro vita incastrata in un deserto al confine del mondo. Due esseri solitari in un mondo che si sta estinguendo».

«Se un giorno il mondo per come lo conosciamo dovesse smettere di esistere, che senso avrebbe avuto la nostra vita? Cosa vuol dire esistere, per chi esistiamo, per cosa ci affanniamo? Il mondo non è fatto dalle possibilità e, men che meno, dalle scelte che compiamo. Il mondo è quello che è, l’unica cosa che possiamo fare è prenderne atto. Beckett sembra dirci questo nei suoi lavori – riflette Francesco Frongia. Sebbene Winnie, la nostra protagonista, sia un’inguaribile ottimista, qualche dubbio viene anche a lei mentre ragiona sulla sua condizione, sepolta fino alla cintola, in una montagnola in mezzo al deserto.
Giorni felici ci mette anche di fronte all’inevitabilità del tempo, ammesso che esista e non sia anch’esso un’invenzione. Winnie ricorda e riflette sulla fortuna di aver avuto una vita che le permette, ora che è bloccata, di sopportare la condanna di vivere. Che bel mondo deve essere stato quello dove ha vissuto la nostra Winnie!
Ora il mondo di Winnie e suo marito Willie si sta estinguendo. Gli ultimi esseri umani che gli sono passati davanti si sono allontanati senza fare niente per aiutarli. Non sappiamo perché Winnie non abbia chiesto aiuto, sono molte le cose che non sappiamo e che l’autore non ha voluto rivelare. Le risposte sono davanti a noi, che guardiamo lo spettacolo, e dentro di noi, quando torniamo a casa, perché Beckett pone interrogativi e non dà risposte.

Ci sono state tante Winnie, prima della nostra, tutte uguali, tutte sepolte, chi più chi meno felice del proprio stato. Mettere in scena Giorni felici ha questo di incredibile e di affascinante: siamo costretti a ripetere le stesse didascalie, le stesse pause, gli stessi sguardi, non abbiamo scelta, il copione va rispettato alla lettera. Eppure, ogni volta che la campanella suona all’inizio dello spettacolo (come prevede il copione), c’è una nuova Winnie, sepolta e stupita, che ringrazia il cielo di essere lì, viva, in un mondo estinto.
È un testo profondamente enigmatico, si prova un senso di impotenza, l’ineluttabilità come condizione propria dell’esistenza. Giorni felici mi ricorda Alice nel paese delle meraviglie, tutto è un enigma senza soluzione, ma allora qual è il motivo che spinge ad andare avanti? Perché non possiamo fare altro che recitare la nostra parte?
Mancano le parole, ci sono momenti in cui persino loro mancano.

Se all’apparenza siamo destinati a ripetere uno schema, le parole di Beckett in realtà lasciano un notevole spazio di libertà all’immaginazione degli artisti. Ci sono state e ci saranno molteplici ‘versioni’ della distesa di erba inaridita dove Winnie è interrata, capaci di aprire le porte a molteplici mondi. Abbiamo inizialmente immaginato il nostro come un cartellone pubblicitario tridimensionale, un diorama ‘plasticoso’ e posticcio che si apre su una distesa di montagnole in cui i protagonisti sono intrappolati. Una visione retro-futurista, di un futuro immaginato nel passato: è quello dei viaggi nello spazio, delle colonie terrestri su Marte, degli uomini volanti e dei robot umanoidi, dei cartoni animati dei Pronipoti (o di anche una versione distopica dei Teletubbies). Winnie sfoggia orgogliosamente la sua cotonatura bionda, circondata da un luminoso e imperturbabile cielo azzurro. È il futuro immaginato dai boomer. Ma è anche un baraccone da circo, in mezzo al deserto con gli artisti sempre pronti a recitare la propria parte. È uno spazio rarefatto e leggero che nasconde grandi profondità.

C’è un modo migliore di glorificare l’Onnipotente che ridacchiare assieme a lui dei suoi scherzetti, specie di quelli riusciti male?

Sull’ironia di Beckett si è molto discusso, ma a mio parere sempre troppo poco. È un’ironia complessa che richiede attenzione e piacere del rischio. Vediamo convivere nel suo universo il clown, il gusto del macabro, lo sberleffo e la pietà. Lo sguardo di Beckett è complesso, trascina lo spettatore in un vortice di riflessioni. Investe la protagonista di miriadi di compiti che la portano a ragionamenti degni dei più grandi filosofi.
Beckett per il teatro è quello che è stata la rivoluzione quantistica per la fisica. Così come per la fisica quantistica, il suo teatro si basa su solide leggi dell’assurdo, si comporta in modo incoerente all’interno di uno schema perfettamente illogico. I suoi personaggi dicono contemporaneamente sì e no, negano quanto appena affermato, sono felici anche quando sembra impossibile che lo siano. Devono dire tutte le parole che ci sono, fino a quando ci sono, nell’ordine in cui sono. Cantano solo quando è il momento giusto e non possono trasgredire perché chi ha già trasgredito è il loro autore. Beckett ha sovvertito i ruoli, propone i suoi testi come se fossero partiture, è refrattario alle riletture. Lo faceva allora e lo fa ancora adesso».


Giorni felici
Di Samuel Beckett
Traduzione Gabriele Frasca
Uno spettacolo di Francesco Frongia
Con Elena Russo Arman, Roberto Dibitonto
Scene e costumi Ferdinando Bruni
Luci Roberta Faiolo
Suono Lorenzo Crippa
Produzione Teatro dell’Elfo
In accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di Curtis Brown Group Ltd
Prima nazionale

 

Info e biglietteria: www.elfo.org

  • 20-03-2024 - 21-04-2024
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