Fedra

fedra recensione piccolo teatro grassi 2017

FEDRA dalla Phaedra di Seneca (con estratti dall'Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca)
Adattamento e regia Andrea De Rosa Con Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Anna Coppola, Fabrizio Falco, Tamara Balducci
Scene e costumi Simone Mannino
Luci Pasquale Mari
Suono Gup Alcaro
Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Teatro Stabile di Torino

Dal 14 al 26 febbraio 2017 al Piccolo Teatro Grassi

 

14 febbraio 2017 - Una gabbia di vetro al centro del palco. Sulla destra, fondo scena, un uomo dietro una maschera neutra. Sulla sinistra, in proscenio, una figura androgina vestita di rosso vermiglio. È Venere, o meglio Afrodite, ed è pacatamente furiosa come solo una Dea sa essere. Tratta da Seneca con incursioni in Euripide, si apre così la Fedra di Andrea De Rosa che torna a esplorare il mondo del “mito” e delle sue forze potenti e misteriose attraverso un linguaggio fatto di parole, suoni, immagini e azioni sceniche di grande impatto visivo.

Afrodite è dunque furiosa: Ippolito, figlio di Teseo, disprezza l’amore, il genere femminile e, più in generale, il potere che porta con sé i vizi, e trascorre il suo tempo cacciando in mezzo ai boschi, per di più onora Artemide. Per questo la dea dell'amore si vendica instillando in Fedra, moglie di Teseo, un'insana passione per il figliastro. In principio, la regina non rivela i propri sentimenti, ma poi la passione diventa tale da farle perdere ogni ragione, onore o decoro. Fedra si confessa a Ippolito che la respinge e fugge via dalla città.

Straziata, tormentata e fuori di sé, Fedra decide di vendicarsi e al ritorno di Teseo dagli Inferi, gli racconta - mentendo - di essere stata violata dal figliastro. Teseo, infuriato, scaglia contro Ippolito l'ira di suo padre Poseidone che gli doveva un ultimo desiderio. Ippolito muore in maniera orribile: un mostro marino fa imbizzarrire i cavalli del suo carro e Ippolito sbalzato fuori viene dilaniato in pezzi. Quando il suo cadavere viene riportato alla reggia, Fedra confessa il suo delitto e si uccide.

Nel dissidio tra passione/follia – furor – e coscienza del male che fa gridare a Fedra «io non voglio ciò che voglio!», a rimanere sconfitta è la mente. Fedra sa bene quello che non dovrebbe fare, sa che la sua morte potrebbe essere la salvezza, ma poi non sa esimersi dal dare voce alla propria insana passione dando il via alla serie di eventi che porteranno alla morte colui che ama. Nell'abisso mostruoso dell'io tutto implode: l'inferno è nella mente.


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Babi Campi Falcone

Babi Campi Falcone

Mi occupo di teatro da una decina di anni e lavoro nell'ambito della comunicazione da qualche anno in più. Mi piace fotografare volti per strada. Mi piace costruire mobili. E mi piace leggere. Da Ariosto a Philip K. Dick, da Pinter a John Patrick Shanley. Ultimamente e inspiegabilmente - anche qualche libro sulla fisica quantistica e la teoria dell'universo olografico. Tra i viaggi più belli, 10 anni di psicoanalisi junghiana...

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