Christiano Cerasola. Il suo prossimo romanzo, i viaggi, la vita…

Christiano Cerasola intervista 2017

Incontro Christiano in un caldo pomeriggio di aprile, inaspettatamente libero per entrambi. L'appuntamento è a metà strada, tra casa mia e casa sua e sono in anticipo. Così decido di fare una passeggiata ma alzo lo sguardo e lo trovo lì, a pochi passi da me. Ci incamminiamo lentamente, verso un bar… e mi racconta della notte precedente, trascorsa a correggere le bozze del suo ultimo libro.

 

Qual è la trama?

«Dopo tre libri che parlavano d'amore Il gigantesco abbaglio è una storia d’amicizia. Nasce dalle ceneri de Il musicista, è la storia di suo figlio… ma è un altro registro, un altro libro… un'altra energia. Parla di due ragazzi che si incontrano su un marciapiede di Londra. Lui è un musicista viziato, privo del talento che aveva caratterizzato il padre. Lei è lesbica. È un'amicizia pura. Lui, Luca, ha le spalle coperte, viene da una famiglia agiata, lei, Sinead, viene dalla periferia di Londra… rischi e dissolutezza. Decideranno di andare on the road, di lasciare lui le sue belle case, lei il supermercato di Londra dove lavorava. Viaggeranno per le strade d'Europa, le vie di Londra e i borghi della Toscana. Dopo un paio di mesi on the road decideranno di andare a Milano (non riesco a non parlare di Milano, non riesco proprio a farne a meno - dice ridendo) e poi succede qualcosa… un “fatto”, importante e drammatico, una novità per me, che di solito “scrivo a tinte pallide, con colori pastello”, invece qui c'è qualcosa di grave, qualcosa che lascia il segno. Da lì in poi si separeranno e il viaggio termina a Parigi. Ma il cuore del libro si svolge in Italia e la vicenda si consuma in pochi mesi, dalla primavera alla fine dell'estate.»

L'intervista a Christiano Cerasola, autore del romanzo Il gigantesco abbaglio edito da Elmi's World è frutto di un primo incontro casuale… Siamo estranei uno all'altra, in attesa dell'inizio di una sfilata, seduti vicini, in una sala ampia, con luci, stucchi, decori e musica d'archi di sottofondo. Ci scambiamo le amenità di rito senza troppa convinzione. Scoprirò che è un ex modello, e lavora come scouting per l’agenzia che ha organizzato l’evento. Lo capto da un brandello di conversazione che si svolge poco dopo, fuori dalla hall dell'albergo. Al centro c'è un’amica comune ed è lei a presentarci. Si parla di Brasile, di viaggi e del suo libro, ancora in lavorazione… “È il tuo primo romanzo?” - chiedo - “No, è il sesto” - risponde. Così torno a casa e mi documento… qualche nota biografica, poi leggo Il musicista… così lucido e intenso nell'analizzare i sentimenti. E decido di incontrarlo.

 

Il denominatore comune dei tuoi libri è il viaggio…

«Si… è il tentativo di dare una risposta alle domande che ognuno di noi si fa sulle proprie origini, sul proprio posto nel mondo. Una risposta anche alle domande immaginarie, “se fossi nato in un altro luogo”, “se avessi avuto un'altra famiglia”… Sono romanzi di formazione, dove i protagonisti crescono, si trasformano e trovano le risposte viaggiando.»

Torniamo indietro, com'è nato il tuo primo libro?

«Avevo scritto “due paginette” e le avevo messe in un cassetto. Nel 2010, reduce da un viaggio in Cina (problematico, sempre con il biglietto di ritorno in tasca) e da un po’ di drammi sentimentali e familiari le ho tirate fuori e ho cominciato a scrivere. “Mi ci sono buttato” e più o meno in un anno ho scritto O2 - Ossigeno, il diario di un senzatetto milanese. Una volta terminato l'ho inviato alle prime venti case editrici. Quattordici mi hanno risposto, qualcuna era una truffa, poi ho ricevuto una telefonata da parte della Elmi's World, una casa editrice indipendente, fondata da un gruppo di ragazze giovani, con cui ho avuto subito un buon feeling e dove ho trovato una meravigliosa energia. Anche questo è un romanzo di formazione - a lieto fine - è l'anno di vita di un barbone e ci sono incontri e viaggi… Milano, Bologna, Atene, Lisbona, New York. Secondo me, la storia più bella che ho scritto.»


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Christiano Cerasola


Quanto c'è di te in questi personaggi?

«Non sono ovviamente nessuno dei protagonisti, ma c'è l'essenza delle esperienze che ho vissuto, le città che ho amato. Posso scrivere solo di ciò che conosco o intuisco.»

Hai viaggiato molto e continui a farlo. Per lavoro o per piacere?

«Il viaggio fa parte di me, è la mia storia. I miei genitori erano due hippy. Mia mamma danese, mio padre riminese. Ho trascorso la mia infanzia in un camper. Poi ho vissuto in Danimarca e a quindici anni sono venuto a Milano, abitavo dalla nonna. Qui ho frequentato il liceo classico ma andavo via due mesi all'anno per i servizi di moda. Ricordo ancora il mio primo viaggio, a Tokyo… una città che mi è rimasta nel cuore, dall'altra parte del mondo. Erano i tempi d'oro della moda, dopo i primi due viaggi ho potuto acquistare una casa ed è un lavoro che mi ha permesso di conoscere grandi artisti e fotografi. Anche la fotografia è un'altra delle mie passioni. Comunque… dopo vent'anni come modello ho iniziato a lavorare in agenzia, dove faccio scouting… e tra qualche giorno ripartirò per Parigi e poi Londra… Ma alla fine mi piace tornare qui, a Milano… amo tutto di questa città, che mi ha accolto subito. Amo la sua frenesia, girarla, sedermi alle Colonne di San Lorenzo…»

Torniamo ai libri, sei partito con “O2 - Ossigeno”

«Poi ho scritto una serie di racconti, Uova Sbattute. Successivamente su commissione della casa editrice Il custode di Izu, a detta di tutti quello che mi è riuscito meglio, un racconto lungo ambientato in Giappone, un po’ fantasy questo, poi Il musicista e Il gigantesco abbaglio, che uscirà tra qualche giorno.»

Prossimi progetti?

«Ci sarà la promozione del libro e poi chissà… mi piacerebbe scrivere un romanzo a quattro mani, forse sarebbe più stimolante, meno faticoso. E poi, in futuro, dedicarmi a tempo pieno alla scrittura.»

Laura Perna

Laura Perna

Dopo la laurea in filosofia conseguita presso l'Università Cattolica di Milano inizia il suo percorso professionale nell'area della comunicazione: uffici- stampa, relazioni pubbliche, editoria. Il suo rapporto con la scrittura è intenso e quotidiano. FourExcellences rappresenta un "punto e a capo", una svolta. È un'idea, poi un progetto che si trasforma in realtà day by day. È una dichiarazione d'indipendenza che condivide con le sue compagne di viaggio. È lo specchio di un mondo effervescente e creativo, la voce di infinite storie.
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