Un pioniere della comunicazione visiva

Questa foto, realizzata qualche mese fa, rappresenta il “primo amore” di Marco Scarpa. Siamo a Milano in Piazza Gae Aulenti, di notte. L’architettura è il fulcro di questa immagine in bianco e nero che contestualizza l’ingresso del ristorante di Andrea Berton, sulla destra dello scatto.
Questa foto, realizzata qualche mese fa, rappresenta il “primo amore” di Marco Scarpa. Siamo a Milano in Piazza Gae Aulenti, di notte. L’architettura è il fulcro di questa immagine in bianco e nero che contestualizza l’ingresso del ristorante di Andrea Berton, sulla destra dello scatto.
Marco Scarpa. Un’altra immagine in bianco e nero formato panoramico. “Una parte importante della mia storia” mi dice. Siamo a New York nel 2000, sullo sfondo le Torri gemelle.
Marco Scarpa. Un’altra immagine in bianco e nero formato panoramico. “Una parte importante della mia storia” mi dice. Siamo a New York nel 2000, sullo sfondo le Torri gemelle.
Marco Scarpa. “Vorrei fare un libro, una mostra fotografica su alcuni dei protagonisti del design e dell’arte”. Qui un ritratto di qualche anno fa di Gillo Dorfles, il critico d’arte recentemente scomparso.
Marco Scarpa. “Vorrei fare un libro, una mostra fotografica su alcuni dei protagonisti del design e dell’arte”. Qui un ritratto di qualche anno fa di Gillo Dorfles, il critico d’arte recentemente scomparso.
Marco Scarpa. “Per questa foto ho fatto portare il suo tavolo (rappresenta la bandiera italiana) in un ristorante e lo chef ha cucinato una pasta tricolore”. Dietro ogni scatto c’è sempre un’idea, un progetto. Nell’immagine il designer Gaetano Pesce.
Marco Scarpa. “Per questa foto ho fatto portare il suo tavolo (rappresenta la bandiera italiana) in un ristorante e lo chef ha cucinato una pasta tricolore”. Dietro ogni scatto c’è sempre un’idea, un progetto. Nell’immagine il designer Gaetano Pesce.
Marco Scarpa. Ancora un ritratto, questa volta del designer Richard Sapper mentre utilizza la sua grattugia.
Marco Scarpa. Ancora un ritratto, questa volta del designer Richard Sapper mentre utilizza la sua grattugia.
Marco Scarpa. Uno scatto di 4 o 5 anni fa. Siamo a Lampedusa dove è in atto il salvataggio di un gruppo di migranti.
Marco Scarpa. Uno scatto di 4 o 5 anni fa. Siamo a Lampedusa dove è in atto il salvataggio di un gruppo di migranti.
Marco Scarpa. Cuba, Avana, 1999. “Ero lì per realizzare un reportage sulle donne che fabbricano i sigari a Pinar del Rio e un reportage sui volti vecchi e nuovi della rivoluzione cubana. Un lavoro in bianco e nero, le mie radici.”
Marco Scarpa. Cuba, Avana, 1999. “Ero lì per realizzare un reportage sulle donne che fabbricano i sigari a Pinar del Rio e un reportage sui volti vecchi e nuovi della rivoluzione cubana. Un lavoro in bianco e nero, le mie radici.”
Marco Scarpa. “Chernobyl è stata un’opportunità per fermarmi per riflettere sul tempo… tempo che passa, tempo che cristallizza ogni cosa in un fermo immagine.”
Marco Scarpa. “Chernobyl è stata un’opportunità per fermarmi per riflettere sul tempo… tempo che passa, tempo che cristallizza ogni cosa in un fermo immagine.”
Marco Scarpa. “Un pomeriggio di chiacchiere con Naomi Campbell ed ecco la foto”. Siamo nella Galleria di Carla Sozzani, in Corso Como 10 a Milano.
Marco Scarpa. “Un pomeriggio di chiacchiere con Naomi Campbell ed ecco la foto”. Siamo nella Galleria di Carla Sozzani, in Corso Como 10 a Milano.
Marco Scarpa. “Nella mia lunga carriera ho lavorato anche per Giorgio Armani”. Qui un ritratto del Re della moda italiana di una decina di anni fa.
Marco Scarpa. “Nella mia lunga carriera ho lavorato anche per Giorgio Armani”. Qui un ritratto del Re della moda italiana di una decina di anni fa.
Marco Scarpa. Un’immagine studiata per Merci a vous, hair stylist. “Qui ho fatto i casting insieme al cliente e mi sono occupato anche del look della modella. La foto non è realizzata in studio ma all’interno di un appartamento.”
Marco Scarpa. Un’immagine studiata per Merci a vous, hair stylist. “Qui ho fatto i casting insieme al cliente e mi sono occupato anche del look della modella. La foto non è realizzata in studio ma all’interno di un appartamento.”
Marco Scarpa. Una foto di moda dove tutto è stato studiato insieme al cliente.
Marco Scarpa. Una foto di moda dove tutto è stato studiato insieme al cliente.
Marco Scarpa. Uno dei piatti fotografati per il libro “Non è il solito brodo” firmato dallo Chef stellato Andrea Berton, edito da Mondadori Electa.
Marco Scarpa. Uno dei piatti fotografati per il libro “Non è il solito brodo” firmato dallo Chef stellato Andrea Berton, edito da Mondadori Electa.
Marco Scarpa. “Circa 5 anni fa sono tornato a occuparmi anche di fashion, beauty, moda.” Qui un ritratto di Cristina Chiabotto per il periodico Natural Style.
Marco Scarpa. “Circa 5 anni fa sono tornato a occuparmi anche di fashion, beauty, moda.” Qui un ritratto di Cristina Chiabotto per il periodico Natural Style.
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Oggi il suo obbiettivo ritrae le avanguardie di un’intraprendenza diffusa. Una costellazione di luoghi, progetti e persone che parla di tempo speso per la ricerca, di investimenti, di creatività e passione per il proprio lavoro. Nato come fotografo di architettura, design e paesaggio industriale, ha iniziato inquadrando la realtà attraverso un banco ottico. Un periodo in bianco e nero. Dopo… è un'altra storia. Di colore, aria e viaggi. New york, la cronaca locale, le passerelle. E poi la vita si apre su altri orizzonti: Patagonia, Bolivia, Colombia, Terra del fuoco, Siria, Thailandia… Un'epoca di libertà, di guerre e di Gran tour internazionali ospitati sulle pagine del Corriere della Sera, del New York Times, di Panorama, L'Espresso, Bell'Italia, Viaggi e sapori e molte, molte altre riviste di cui non ha memoria.

Incontro Marco Scarpa nel suo studio milanese. Qui c'è intimità e calore, due levrieri accoglienti e un'onda di luce naturale che sfiora tre immagini formato panoramico: Central Park e una vista delle torri gemelle. «Le ho fatte stampare come le ho inquadrate io» mi dice, «come si faceva una volta». E nel suo sguardo quell'istantanea c'è ancora, manifesto di un'epoca tattile e analogica, come il telefono degli anni ’70 appoggiato sulla consolle vicino all'ingresso. La scrivania, al contrario, è un'isola di attualità: computer, stampante, smartphone. Sta montando un video emozionale che mi mostra in anteprima. È la storia di un'azienda di pelletteria. Ma in realtà è molto di più. È un film di un minuto e mezzo.

Da reporter a Image Consultant per le aziende. Come è avvenuto questo passaggio? Circa cinque anni fa alcune imprese mi hanno chiamato per rilanciare la loro immagine. I progetti erano interessanti, potevo “pescare” oggetti dagli archivi e fotografarli secondo la mia visione, impostare la comunicazione visiva online e sui social, realizzare video. Avendo sempre “carta bianca”, una condizione per me irrinunciabile. E poi volevo raccontare lo charme italiano, la manualità, l'artigianalità. Mi è sembrata una buona opportunità per cimentarmi in qualcosa di nuovo… storytelling, regia e per muovermi esclusivamente sul canale digitale.

Nei tuoi lavori di oggi c’è anche la tua storia professionale… Nei video, ogni frame è una foto. Quando parto per un reportage studio prima dove andare e poi è un lavoro di mediazione tra ciò che vedo e ciò che mi dice la “pancia”. Ma il video, come la foto, ti obbliga a fare delle scelte. E a progettare e selezionare. Un video di solo 1:30 secondi ha alle spalle vari sopralluoghi e tante ore di girato, una regia. Anche per i ritratti uso lo stesso metodo. Creare un feeling con chi vuoi fotografare è importante per coglierne l'autenticità, per far cadere le maschere.

Come è nato il tuo amore per la fotografia? In realtà penso che abbia radici lontane. Viene da un bisogno di trasformare, di modellare, di guardare le cose secondo una prospettiva personale. Sono esperienze che risalgono alla mia infanzia, quando d'estate andavo a Venezia. Mio nonno, maestro d'ascia, mi ha insegnato a lavorare il legno a riconoscerne le venature e i nodi. È un'esperienza che ha affinato il mio istinto, mi ha insegnato ad “ascoltare” i materiali e a coglierne le potenzialità. E mi ha lasciato la voglia di creare qualcosa dal nulla.

Seguono digressioni sulla libertà e le partenze, gli aeroporti e la solitudine, la voglia di “andare” e il coraggio di restare. E poi ci sono le immagini, qui nella gallery, che dagli anni ’90 ripercorrono, attraverso ritratti e paesaggi la sua storia professionale e personale. Che è anche la nostra storia. Dal bianco e nero al colore. Dall'analogico al digitale.

www.marcoscarpa.com | @marcoscarpaphoto
Laura Perna

Laura Perna

Dopo la laurea in filosofia conseguita presso l'Università Cattolica di Milano inizia il suo percorso professionale nell'area della comunicazione: uffici- stampa, relazioni pubbliche, editoria. Il suo rapporto con la scrittura è intenso e quotidiano. FourExcellences rappresenta un "punto e a capo", una svolta. È un'idea, poi un progetto che si trasforma in realtà day by day. È una dichiarazione d'indipendenza che condivide con le sue compagne di viaggio. È lo specchio di un mondo effervescente e creativo, la voce di infinite storie.
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