La prima luce di Neruda

La prima luce di Neruda

Dal 7 maggio al 5 giugno 2025 al Teatro Elfo Puccini di Milano in scena La prima luce di Neruda spettacolo adattato e diretto da Cesar Brie.


Napoli, 1952. Pablo Neruda è svegliato da un insistente bussare alla porta. Al poeta viene notificato un decreto di espulsione dall’Italia firmato dal ministro Scelba. Sarà accompagnato a Roma per essere estradato in Svizzera. Nella stazione della capitale è atteso da una folla nella quale si riconoscono i volti di Alberto Moravia, Elsa Morante, Renato Guttuso e Carlo Levi. Intimano alla polizia di lasciarlo in libertà. In mezzo a quella folla una donna, Matilde Urrùtia, osserva e attende che si liberi anche il suo amore per Pablo. La scena si sposta a Capri nella villa di Edwin Cerio, dove i due amanti danno profondità e splendore a una passione segreta, sconvolgente e imprevedibile.
Vent’anni dopo in Cile, a Isla Negra, durante il golpe di Pinochet, altri militari bussano alla porta di Neruda e Matilde per minacciarne la libertà e la vita.

Un volo incrociato di voci racconta la storia di uno dei più popolari poeti del mondo, fra la leggenda dell’amore e la crudezza della Storia. Un volo incrociato di artisti – César Brie, Cristina Crippa ed Elio De Capitani, amici fraterni da cinquant’anni (dalle esperienze teatrali degli anni Settanta) – che hanno trovato finalmente l’occasione per lavorare insieme, grazie al romanzo di Ruggero Cappuccio, alla sua scrittura capace di ricreare mondi e continenti, di farsi immediatamente teatro nei corpi degli attori.
César Brie è il mediatore perfetto tra questi mondi, Europa e Sud America. È un artista migrante, maestro d’una forma teatrale che insegna al di qua e al di là dell’oceano, dove costruisce relazioni con un’infinità di allievi. Per Brie, Neruda è patria e idioma, stesso ‘amato-odiato’ rapporto con le radici e gli esili, che lo hanno visto troppe volte costretto in fuga come il poeta.

Lo spettacolo, come il romanzo accende i riflettori su due stagioni della vita di Pablo Neruda: la stagione dell’amore, delle speranze, di un mondo che si trasforma, e la stagione del buio, della violenza, della morte. Si insinua nella fisicità e nel mistero dei suoi personaggi per rovesciarne come un guanto la grazia e infiammarne la vitalissima esemplarità della memoria.

Al fianco di Elio De Capitani e Cristina Crippa, il regista ha coinvolto in due attori più giovani, Silvia Ferretti e Umberto Terruso. I quattro interpreti si alternano nei ruoli principali del poeta e della sua amante nelle diverse età della vita: la giovinezza (quasi matura) di Matilde e Pablo, quando si incontrano per la prima volta, e i loro ultimi giorni insieme prima della morte. E si sdoppiano e moltiplicano per dare vita anche alle tante comparse che attraversano questo struggente percorso.

In una scena scarna, scandita da pochi elementi, i personaggi evocano stanze, treni, ospedali e strade e stazioni affollate. La regia orchestra azioni e relazioni facendo emergere tutta la poesia e la sensualità delle parole e dei corpi; corpi che si sfiorano, si toccano, si svelano, danzano il desiderio, incalzati o cullati dal canto dal vivo di Francesca Breschi, attrice e cantante dalla straordinaria vocalità (per anni compagna d’arte di Giovanna Marini nel suo Quartetto vocale).

«Il Cile ha una voce mitica», racconta César Brie, «si chiama Violeta Parra, morta suicida per amore nel 1967. Tutte le musiche, tranne una, vengono da lei, sia come autrice che come ricercatrice di musiche tradizionali. L’unica canzone che proviene da un’altra fonte è la canzone che introduce Capri, il luogo dell’amore di Pablo e Matilde, il luogo dove lui ideò (e pubblicò in modo anonimo) I versi del capitano, le poesie d’amore scritte per lei. Quella canzone, trovata dalla Breschi nella tradizione campana, è il leitmotiv della seconda parte del lavoro, quella che racconta Capri e l’agonia di Neruda. È una canzone d’amore, struggente, come è stata la loro storia».

«Dietro la storia che raccontiamo se ne celano altre», spiega ancora il regista nelle sue note. «Una lunga storia di amicizia tra artisti di teatro; una storia di passaggio di consegne tra generazioni. E infine la storia dei due attori (Elio e Cristina), uniti nella vita da cinquant’anni, che in questo lavoro affrontano il tema che tutti noi anziani dobbiamo affrontare: il commiato.
‘Perché mi guardi così, Pablo?’.
‘Ti sentirai sola?’.
‘No, quando non ti vedrò più, parlerò con te come se tu fossi davanti a me’.
Come diceva un poeta: nascere e morire insieme, come dovrebbero fare tutti gli amanti».

La prima luce di Neruda
Di Ruggero Cappuccio
Regia e adattamento Cesar Brie
Con Elio De Capitani, Cristina Crippa, Silvia Ferretti, Umberto Terruso
Musiche eseguite dal vivo da Francesca Breschi
Luci e scena Nando Frigerio
Suono Emanuele Martina
Video Umberto Terruso
Costumi Alessia Lattanzio
Assistente alla regia Alessandro Frigerio
Produzione Teatro dell’Elfo e Fondazione Campania dei Festival

 

Info e biglietteria: www.elfo.org

  • 07-05-2025 - 05-06-2025
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