Le nuvole di Amleto

Teatro Menotti Milano Stagione 2024/2025

Dal 7 all’11 maggio al Teatro Menotti di Milano in scena Le nuvole di Amleto il nuovo spettacolo della compagnia Odin Teatret fondata da Eugenio Barba.

«Quando le nuvole fanno cambiare casa alle parole. Cercai nell’Amleto le linee in cui Shakespeare parla di nuvole. Le misi insieme e le usai come nucleo da cui sviluppare le prime scene di uno spettacolo la cui storia e il cui senso erano da scoprire durante le prove. È importante “umanizzare” il processo. Lo spettacolo cresce come una creatura vivente, con una coerenza e un ritmo tutto suo. È un feto che deve essere difeso, che ha già un’identità, e quindi deve ricevere subito un nome. Battezzai lo spettacolo in gestazione Le nuvole di Amleto. Così Shakespeare entrò nello spazio delle nostre prove e delle nostre menti. È il processo intorno a un testo o a una storia reale o inventata a decidere. Sono le sue vicende a provocare le nostre reazioni e dobbiamo agire con cautela senza imporre la nostra volontà intrisa di pregiudizi. Non siamo noi a cercare le storie. Sono loro a bussare alla nostra porta, a convincerci ad accoglierle, a prenderci per mano e condurci nel loro mondo. Un certo tipo di processo creativo presume la rinuncia alle nostre propensioni e l’obbligo a seguire imprevisti, proposte astruse, malintesi e sbagli. Non è passività, cecità, o fede indolente nelle coincidenze. Seguo una storia ancora poco discernibile con tutti i miei sensi all’erta, come una madre segue i passi del bambino che apprende a camminare e ad aprirsi una strada in un mondo sconosciuto.

Perché oggi Amleto?
Hamnet e Hamlet (Amleto) erano nomi intercambiabili in Inghilterra nei registri di fine sedicesimo e inizi del diciassettesimo secolo. Shakespeare aveva battezzato suo figlio Hamnet/Hamlet con il nome di un amico, suo vicino di casa a Stratford. Nel 1596 Hamnet/Hamlet muore all’età di undici anni nella casa di Henley Street. Intorno al suo capezzale la madre, le sue due sorelle e i nonni paterni pensano al padre distante, a Londra, dove vive stabilmente guadagnandosi il pane come attore e scrittore di drammi. Come gli spiegheranno l’improvvisa malattia e il decesso del figlio? Cinque anni più tardi, nel 1601, Shakespeare perde suo padre. Ora è l’unico a portare il nome che scomparirà con lui. Durante il periodo di lutto scrive La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca. Rielabora un testo esistente (oggi perduto) in cui aveva recitato nella sua gioventù il ruolo del fantasma. La storia di Amleto era stata narrata dal francese François de Belleforest che, a sua volta l’aveva presa da una cronica medioevale in latino del danese Saxo Gramaticus. Un racconto di assassinio e vendetta all’epoca pre-cristiana dei vichinghi in cui era dovere del figlio uccidere l’assassino del padre. Nell’Amleto di Saxo Gramaticus così come nel racconto di Belleforest non ci sono spettri. Non ce n’era bisogno perché l’assassinio era dominio pubblico, proprio come l’obbligo di vendicarsi. Shakespeare trasforma l’omicidio in un segreto. Da qui l’arrivo del fantasma, deus ex machina, che racconta come sia stato ucciso. La prima versione del testo di Amleto fu pubblicata in quarto nel 1603 e l’ultima in folio nel 1623 dopo la sua morte. La versione finale del folio è più lunga e più completa di quella del quarto. Include più scene e circa 600 nuove parole inglesi con sette lunghi monologhi che non sono azione ma riflessioni interiori. Oggi lo sappiamo bene: il monologo è una tecnica dei personaggi per trasmettere allo spettatore quello che sta succedendo dentro di loro. Il quarto del 1603 è la metà del testo del folio del 1623, circa 2.000 versi – ovvero due ore di recitazione, la durata abituale di uno spettacolo. È sicuramente la versione utilizzata dagli attori per la rappresentazione al Globe. La versione del folio comporta più di 4.000 versi, ben quattro ore di rappresentazione, impossibile per quel tempo. I soliloqui aggiunti all’ultima versione in folio sono “letteratura” pensata e aggiunta da Shakespeare per i lettori che compreranno le sue opere come libri.

Tutte queste informazioni, però, non mi aiutano a rispondere alla domanda: perché oggi Amleto? Cosa dice oggi a noi la vicenda di un padre il cui fantasma appare al figlio e gli lascia il compito di uccidere e vendicarlo? Qual è l’eredità che abbiamo ricevuto dai nostri padri e che trasmetteremo ai nostri figli? Cosa succederebbe se Amleto, come Antigone, affermasse: non sono nato per condividere l’odio, ma l’amore? Il dubbio rende l’uomo debole dice il principe di Danimarca. Forse in queste domande risiede il mio errore: giudicare il valore e il senso della mia esistenza e del mio agire secondo norme che appartengono alla società, a una causa, a una quantificabile utilità o a uno scopo del teatro. Siamo tutti influenzati da quelli che ci hanno preceduti e da quello che avviene nel presente. Il teatro, con la sua storia e le sue tecniche è un fiume. Anche senza volerlo, se tu ci entri dentro, ne esci bagnato. Se per me il teatro è il paese della nostalgia, è perché nutre il sogno del possibile nell’impossibile, della fantasia nella realtà, dello stupore nella banalità, della danza nella stasi. La possibilità di condividere l’azione insieme ad altre persone. Da qui la profonda gratitudine per i miei attori e per tanti vivi e morti che mi insegnarono un mestiere la cui energia può intensificare e illuminare il senso incomunicabile della mia vita. Avanzo tentando di capire se il mio corpo-mente ha trovato ancora una volta la strada. Mi identifico impulsivamente con le azioni degli attori: un abbraccio tra intelletto e istinto, tra disciplina e rischio. Sconosciuto mi è lo spettacolo e sconosciuto il suo senso. Non è un enigma, ma un mistero. Come la vita. Diceva T.S. Eliot: ogni generazione sbaglia a proposito di Shakespeare in modo nuovo.» Note di Regia. Eugenio Barba


Le nuvole di Amleto
Attori Antonia Cioaza, Else Marie Laukvik, Jakob Nielsen, Rina Skeel, Ulrik Skeel, Julia Varley
Disegno luci e video Stefano Di Buduo
Consulente film Claudio Coloberti
Costumi Odin Teatret
Spazio scenico Odin Teatret
Direttore tecnico Knud Erik Knudsen
Assistenti alla regia Gregorio Amicuzi e Julia Varley
Testo, drammaturgia e regia Eugenio Barba
Testo Eugenio Barba e citazioni dall’Amleto di William Shakespeare
Drammaturgia e regia Eugenio Barba
Produzione Tieffe Teatro, Odin Teatret, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale

Dopo il debutto milanese, lo spettacolo sarà dal 14 al 18 maggio all’Arena del Sole di Bologna e alla Biennale di Venezia dal 2 al 4 giugno.

 

Info e biglietteria: www.teatromenotti.org

  • 07-05-2025 - 11-05-2025
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